giovedì 21 aprile 2011
Nube tossica nel Milanese, lo sdegno di Vedova
Il vice responsabile per la provincia meneghina dell’Italia dei Diritti:
“Le industrie chimiche e farmaceutiche continuano a devastare le aree rurali, non curandosi del pericolo per la salute e per l’ambiente. Servono controlli mirati”
Milano - Esprime tutto il suo sdegno Alberto Maria Vedova, vice responsabile per la provincia di Milano dell’Italia dei Diritti, alla notizia che l’hinterland del capoluogo lombardo è stato invaso da una nube tossica. L’allarme è scattato a Settala, una zona in cui si annoverano varie aziende che operano nel campo chimico. Si ipotizza che le emissioni potrebbero essere state provocate dal diserbante irrorato nei campi alle periferia del paese. Coinvolte una ventina di persone, sei delle quali finite in ospedale.
“Oltre all’altissimo tasso di inquinamento con il quale i cittadini devono fare i conti ogni giorno – sottolinea Vedova, ribadendo che Milano è una delle città più inquinate d’Italia – ci troviamo di nuovo di fronte all’ennesimo grave episodio pericoloso non solo per l’ambiente, ma anche per la salute”.
Il portavoce lombardo dell’Italia dei Diritti denuncia una situazione ai limiti della sopportazione: “Le industrie chimiche e farmaceutiche continuano a devastare le aree rurali, fregandosene delle conseguenze delle proprie azioni: l’inquinamento immediato e i problemi successivi”. Vedova non concede alibi: “E’ un grande pericolo per la salute e per l’ambiente. Non solo i derivanti dagli scarti delle industrie, ma ora anche chi opera con diserbanti per il settore agricolo. Si pensa solo a fare cassa, alle aziende interessa solo il profitto, ma quale futuro può esserci in un simile contesto? E’ assurdo pensare come nessuno prenda in considerazione i rischi”.
Dal referente del movimento fondato da Antonello De Pierro arriva un attacco a chi di dovere: “L’amministrazione deve fare in modo che ci siano più controlli, mirati e non sporadici. Una situazione del genere non è più tollerabile”.
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martedì 22 marzo 2011
Arrestato sindaco nel Milanese, la rassegnazione di Telari
Il responsabile provinciale dell’Italia dei Diritti: “Dando uno sguardo sia alla politica nazionale sia a quella locale, si ha l’impressione che nel nostro Paese non cambierà mai nulla”
Milano - Caos al Comune di Buccinasco, in provincia di Milano, dove questa mattina sono arrivate le manette per il primo cittadino Loris Cereda, per l’assessore Marco Cattaneo e per il consigliere comunale Antonio Trimboli. Le accuse per loro e per gli altri tre professionisti arrestati sono corruzione e falso in atto pubblico, per una vicenda di presunte tangenti legate a degli appalti di lavori pubblici. Claudio Telari, responsabile per la provincia di Milano dell’Italia dei Diritti, si sofferma sull’accaduto: “Questa notizia non desta scalpore, ma delude poiché, come al solito, le istituzioni non danno il buon esempio. Gettando uno sguardo sia alla politica nazionale sia a quella locale, come avviene in questo caso, si ha l’impressione che nel nostro Paese non cambierà mai nulla. Se è vero che la gente non riesce ad autodisciplinarsi, è vero anche che la classe dirigente non si comporta come dovrebbe”.
Al di fuori degli addetti ai lavori del Comune sono stati arrestati Umberto Pastori, dirigente di una azienda che opera nel settore degli ipermercati, Cesare Lanati, amministratore di una società edile, ed Ettore Colella, commercialista di Buccinasco.
“Le persone coinvolte hanno tutte un certo potere economico - evidenzia l’esponente provinciale del movimento guidato da Antonello De Pierro -, per cui mi chiedo da cosa provenga la loro necessità di violare la legge. Io sono convinto che ognuno di noi potrebbe essere portato sulla cattiva strada, se sollecitato o minacciato da qualcuno. Tuttavia, sono altrettanto certo che gli individui, di fronte all’obbligo o all’opportunità di commettere un crimine, debbano rifiutarsi categoricamente, anche solo per una questione di etica sociale”.
Telari conclude la sua analisi con una considerazione: “Ritengo che nel settore edile c’è sempre qualcuno legato alla malavita ma, anche in quest’ambito, spetta alle istituzioni il compito di verificare e selezionare i propri interlocutori”.
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giovedì 3 febbraio 2011
Sesto San Giovanni approva mozione anti-burqa, l’analisi di Telari
Il responsabile per la provincia di Milano dell’Italia dei Diritti: “Si vuole dare un segnale di ascolto verso la gente che si sente sempre più ignorata dalle istituzioni”
Il Consiglio comunale di Sesto san Giovanni, ha approvato all’unanimità una mozione anti-burqa presentata dalla Lega. Nel testo approvato si legge che "il burqa e altre forme simili di vestiario che coprono integralmente il viso delle persone costituiscono, secondo la nostra cultura, una forma di integralismo oppressivo della figura femminile e di costrizione della libertà individuale". Ora spetterà al sindaco adottare i provvedimenti necessari per far rispettare la mozione votata.
“Le amministrazioni cercano di rispettare il più possibile il volere dei cittadini, cercando di contrastare il malumore generale che si estende nella nostra nazione”. Con queste parole, apre il suo intervento il responsabile per la provincia di Milano dell’Italia dei Diritti, Claudio Telari.“Sesto San Giovanni e’ una località che assume una certa rilevanza nella provincia milanese e con questa azione si vuole dare un segnale di ascolto verso la gente che sempre più si sente ignorata dalle istituzioni”.
L’esponente del movimento extraparlamentare fondato da Antonello de Pierro prosegue la sua analisi: “La gente non ama più di tanto le manifestazioni estreme come segno distintivo di appartenenza ad una determinata classe o religione, le quali poi chiaramente risultano avere un impatto troppo forte su quelli che sono i costumi della gente comune. Queste iniziative hanno come intento quello di evitare la diffusione di un malcontento da parte di chi vive nel nostro paese da sempre”.
“In Italia c’è una perfetta integrazione degli extra comunitari - conclude il suo intervento l’esponente locale del movimento – e si vuole cercare di abituare i cittadini stranieri a inserirsi in una mentalità europea che ha migliaia di anni, spingendo a dare segnali di una reciproca collaborazione e comprensione”.
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